Oggi vi raccontiamo una storia.
Una storia, non una favola.
Insomma si parla di vita vissuta, di vita vera.
Protagonista un’azienda, una tipica PMI vicentina che opera nel settore abbigliamento.
Terzista per conto di grandi nomi della moda italiana: la professionalità, la flessibilità, la capacità di rispondere in modo veloce ed efficace alle richieste della clientela, le ha permesso non solo di sopravvivere alla concorrenza estera, ma anche di crescere e di affermarsi in un mercato tutt’altro che semplice. Questo fino a qualche tempo fa.
Siamo stati contattati da questa azienda attraverso il collega Marco Rossato della divisione controllo di gestione che già collaborava col titolare.
“C’è da lavorare sulla comunicazione interna” ci ha anticipato Marco “c’è da fare formazione”.
Pane per i nostri denti insomma.
Andiamo a trovarli e scopriamo un piccolo gioiello della produzione made in Italy, di quel fare che è artigianalità, professionalità, esperienza e passione.
60 persone, prevalentemente donne, coordinate dal figlio del fondatore che dirige l’azienda e il suo sviluppo commerciale e dalla sorella che, assunta come dipendente, gestisce la produzione e le persone che vi operano.
Fino a qui la storia non ha niente di particolare, ne conveniamo… ma qualcosa di speciale c’è.
Qualcosa che per noi non è facile riscontrare in società ben più grandi, strutturate e, si potrebbe pensare, evolute.
Di speciale c’è la consapevolezza.
La consapevolezza che in azienda c’è un problema, una difficoltà che riguarda la gestione e motivazione delle persone. Un problema che potrebbe apparire trascurabile a fronte di un prodotto riconosciuto e apprezzato dal mercato eppure il titolare è convinto che su questa criticità si giochi molto del futuro della sua organizzazione.
È per questo che in passato si sono tentati svariati approcci alla questione: dal pugno di ferro allo stile peace & love.
Risultati deludenti su entrambi gli estremi.
Se col regime autoritario si ottiene decisamente un po’ più di attenzione è vero anche che si perdono alcune risorse (valide) che lasciano l’azienda alla ricerca di un contesto relazionale più sereno, d’altro canto nel cercare di trasformare l’azienda in una grande famiglia finisce sempre che c’è chi si adagia e tira i remi in barca, ca va sans dire.
E allora?
Che si fa?
Questo ci hanno chiesto.
Cosa dobbiamo cambiare? come ci dobbiamo comportare? c’è un modo, uno strumento, un approccio corretto da adottare per salvaguardare la collaborazione interna, la motivazione delle collaboratrici e anche la produttività aziendale?
Oppure è utopia?
È forse un’illusione quella di poter contare su personale motivato, coinvolto e in grado di instaurare rapporti interni positivi (che non significa affettivi)? è di un altro mondo l’azienda che funziona grazie alla capacità di tutti di sentirsi responsabili?
Secondo noi no.
E quando incontriamo titolari d’azienda che si pongono questi quesiti già sappiamo di essere di fronte a un’impresa che possiede tutte le caratteristiche per vincere la sfida.
Quando ci confrontiamo con persone consapevoli di aver commesso qualche errore ma ancora in grado di mettersi in discussione e fortemente intenzionate a tornare in campo e a giocare con regole diverse, capiamo l’azienda ha già vinto la partita (o quasi)… diciamo che parte con un certo vantaggio. Un vantaggio strategico.
Questo è successo.
Il resto è storia.
La storia di un corso di formazione dedicato alle responsabili di funzione e alla proprietà (14 persone in tutto) sui temi della comunicazione, della gestione dei collaboratori, di Insights Discovery (lo strumento che mettiamo a disposizione per riuscire a comprendere noi stessi e gli altri), di concetti che riguardano le soft skill più che le conoscenze tecniche.
Quella sfera di competenze di cui abbiamo parlato lungamente nei nostri articoli precedenti (se non li avete letti consigliamo un ripassino).
Quelle competenze che fanno davvero la differenza tra un’azienda che sopravvive e una che evolve.
Perché converrete con noi… sul prodotto oggi è davvero una futile competizione; sul servizio invece, che è la principale espressione delle persone in azienda e delle loro relazioni interne, si giocano il successo e la possibilità di crescere.
E chiudiamo con una frecciatina delle nostre: è dalla direzione che deve partire questa consapevolezza, se non si muove niente in alto, molto difficilmente ci sarà movimento evolutivo nei “bassifondi”.
Smettete di aspettarvi dai vostri collaboratori sensibilità e attenzioni che voi stessi non siete in grado di mettere in gioco.
Per il resto poi, ci siamo noi!
Roberta Zantedeschi